Milano, 9 aprile

Il 9 aprile nel Chiostro Nina Vinchi del Teatro Grassi alle ore 17 presenteremo la pubblicazione del testo de Il cielo non è un fondale edito da CUE Press. Un dialogo tra Rossella Menna, Attilio Scarpellini, Daria Deflorian e Antonio Tagliarini. Introduce Monica Piletti.

A venti giorni dal debutto milanese de Il cielo non è un fondale, finalista agli ultimi premi Ubu 2017 in ben cinque categorie e vincitore per le luci di Gianni Staropoli, l’incontro vuole essere un dialogo a più voci non per spiegare lo spettacolo ma per ritessere i fili della sua genealogia sulla scena e capire come e fino a che punto la scrittura preventiva di un teatro sempre in bilico sulla propria aleatorietà possa tradursi nel consuntivo di un testo quale è quello fissato nell’edizione Cue Press. Si parlerà insomma di drammaturgia e di cosa si debba intendere con questa parola quando la si applica alla scena contemporanea e in particolare alla volontà di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini di dar vita con la complicità degli altri interpreti, Monica Demuru e Francesco Alberici, a un atto, come avrebbe detto Cechov, “senza trama e senza finale”. L’ambiguità tra persona e personaggio, già sperimentata in Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni, le frequenti ricadute in una biografia che la teatralità mette in forse – assai più di quanto non la rafforzi – senza che sia più possibile stabilire se essa è il testo oppure il pretesto dello spettacolo, l’interazione tra gli attori sul terreno friabile di quello che fin dall’inizio si presenta come un sogno sognato non da uno, ma da molti, sono i punti di una conversazione che coinvolgerà, assieme agli autori, la critica Rossella Menna, autrice del saggio che introduce il libro pubblicato da Cue Press e Attilio Scarpellini, presente non in veste critica ma in quella di collaboratore letterario della compagnia.

“Inizia invitandoci al buio, al sogno, perché ogni spettacolo, anche uno che apparentemente viaggia nella realtà, con personaggi che hanno i nomi degli attori e probabilmente sono essi stessi, è un sogno. Ma questo è un cammino tutta particolare negli scenari delle nostre città, una passeggiata alla Walser, alla Baudelaire raccontato da Benjamin. Come si legge prima del testo pubblicato da Cue Press, a proposito della scena: “Il palcoscenico è sempre quello che è, uno spazio-tempo variabile sospeso tra il dentro e il fuori”; e ancora: “La figura ideale di questo lavoro è il flaneur, l’uomo che cammina con il capo rivolto a terra e quando alza lo sguardo il suo volto è una pellicola impressionata dai volti cangianti della folla”. Per questo suo girovagare, e guardarsi intorno, è uno spettacolo profondamente politico. E mi spiego.” Massimo Marino, Deflorian/Tagliarini: la politica del cielo, 26 novembre 2017, Blog Corriere della Sera