Cosa hanno scritto su Il cielo non è un fondale

Jamais racoleur, jamais démagogue, il relève d’un théâtre de la parole et du geste nus. Pas de vidéo, pas de musique tonitruante, pas de grands effets qui flattent et draguent l’émotion. Si “Il cielo non e un fondale” séduit, car il séduit, c’est par son intelligence, sa profondeur et sa rigueur. Peut-être aussi, pourquoi pas, par une certaine aridité.
Mireille Descombes, L’Hebdo 17 novembre 2016
http://www.hebdo.ch/les-blogs/descombes-mireille-polars-et-polis/le-ciel-en-cadeau-%C3%A0-vidy

…Insieme, con il calore umano del loro teatro, la semplicità narrativa, la non recitazione (che in realtà è un codice teatrale) hanno mostrato un teatro diverso e per questo molto amato.
Anna Bandettini La repubblica 23 novembre 2016

Francesco Alberici, Monica Demuru, Antonio Tagliarini e Daria Deflorian (la migliore in scena, se non della scena italiana) attraversano al contempo paesaggio urbano e interiore – con l’arduo (e riuscito) compito di assorbire su di sé, soltanto con la potenza evocatrice della parola e della presenza, tutto ciò che manca ad una scena spartana – nella volontà di sviscerare quelle corrispondenze tra interno ed esterno che in modo impercettibile costruiscono l’identità: quell’implacabile “io obeso” che più sembra fuggire da sé stesso più sembra ritornare con pari forza centripeta a fagocitarsi, sempre.
Sarah Curati PaperStreet 24 novembre 2016
http://www.paperstreet.it/cs/leggi/il-cielo-non-un-fondale-deflorian-tagliarini-demuru-romaeuropa-festival-teatro-recensione.html

Gianfranco Capitta, Il Manifesto 26 novembre 2016

Questo tipo di teatro è fatto con poco perché può contenere tutto, non si serve di effetti sorprendenti che affascinano perché la forza sta nell’uso abile della parola, nella capacità di ascolto e osservazione che si crea sul palco e che da esso si proietta. La forza è soprattutto nella padronanza dei movimenti, delle pause, delle espressioni.
Si tratta di un gioco teatrale in grado di far ridere e riflettere, che accompagna e accarezza, che obbliga a guardarci dentro attraverso l’osservazione del fuori e che, nell’attimo in cui ci giudichiamo, permette anche di perdonarci perché sorpresi a scoprire che il segreto per star bene, forse, non è sopportare il freddo ma accettare il bisogno del caldo.
Miriam Larocca, Recensito 27 novembre 2016
http://www.recensito.net/teatro/tagliarini-deflorian-con-il-cielo-non-%C3%A8-un-fondale-,-in-prima-nazionale-per-il-romaeuropa-festival-2016.html

Daria Deflorian ha una leggerezza da sciamana contemporanea.
Rodolfo di Giammarco, La Repubblica, Robinson 27 novembre 2016

La riflessione parte dal sogno e forse non ne esce mai, perché il sogno è rivelatore di piccoli peccati di coscienza, di fratture insanabili col proprio Io che girovaga bellamente per le strade e non si ferma nemmeno davanti alla barbona che stamattina se ne sta sotto la pioggia con la mano tesa, ma fino a ieri era la nostra più cara amica.
Il sogno diventa grimaldello con cui forzare i confini del non detto, rovistando in quelle ombre interiori dove abitano i pregiudizi, le fobie, i sensi di fallimento e i bisogni d’amore.
Il risveglio, se mai avviene, è comunque contagiato da strascichi onirici e dà origine a un gustoso autointerrogarsi alla maniera del primo Nanni Moretti (“ma quanto sono impegnativi gli altri?”, “ma perché fai così tutte le sere?”).
(S.C.) Che Teatro che fa Roma Blog d’Autore Repubblica.it 28 novembre 2016
http://cheteatrochefa-roma.blogautore.repubblica.it/2016/11/28/giovani-critici-romaeuropa-il-cielo-non-e-un-fondale-s-c/

È un’immagine potente, quella che ci propongono Deflorian e Tagliarini, perché ci mette davanti ad un rimosso. Al pari della morte, e di altri campi della vita che la nostra società iper-normativa non è in grado di “normare” e rendere “funzionale” a qualcosa, la zona grigia dei reietti è qualcosa che oramai sfugge totalmente dal campo visivo delle nostre società. …Sbaglieremmo, però, se considerassimo Il cielo non è un fondale come uno spettacolo a sfondo sociale. È anche questo, ma non si esaurisce in questo. Perché si tratta, soprattutto, di uno spettacolo sul riconoscersi. E, senza pretese sociologiche, indaga con gli attrezzi della poesia una delle possibili radici “dell’infelicità urbana” – termine preso a prestito da Camus.
Sembrano tutti temi enormi, pesanti come macigni. E invece lo spettacolo vola con leggerezza e strappa più di qualche risata.
Graziano Graziani, Doppiozero 1 dicembre 2016
http://www.doppiozero.com/materiali/defloriantagliarini-elogio-del-termosifone

Il cielo non è un fondale si stacca da quasi ogni materiale di riferimento ed è il risultato di un sottile gioco tra ricordo e sogno, in cui prendono vita e si legano frammenti di quattro immaginari estremamente intimi. Sulla scena, oltre a Deflorian e Tagliarini, Francesco Alberici e Monica Demuru, partecipi fin dall’inizio nella creazione di una relazione scenica mai davvero lineare eppure tenuta insieme dai fili di una sorta di “drammaturgia postuma” che si completa solo di fronte allo spettatore.
Nel teatro di Deflorian/Tagliarini si assiste partecipi a un continuo slittamento tra il dato di fatto e la sua narrazione. In opposizione a chi vi ravvisi la scomparsa di una reale tecnica di recitazione in favore di uno stile troppo sussurrato, si erge la testimonianza – mai ostentata – di una ricerca attenta al dettaglio, l’evidenza di un risultato che si svela solo laddove mostra il processo che, da un profluvio di domande intime e attraverso un denso lavoro di improvvisazione, arriva alla costruzione di un logos fieramente effimero.
Sergio Lo Gatto Teatro e Critica 1 dicembre 2016
http://www.teatroecritica.net/2016/12/defloriantagliarini-il-dormiveglia-della-memoria/

E la dimessa realtà i cui avvengono questi incontri si intreccia a sogni, visioni, segreti turbamenti, soprassalti introspettivi al centro dei quali c’è sempre la domanda “chi sono loro per me?” o “chi sono io per loro?”, dunque qual è il mio posto nel mondo.
Colpisce, in questa discesa nelle pieghe di una scomoda auto-coscienza, la consumata abilità compositiva, ormai prossima al virtuosismo, con cui viene sviluppata una scrittura “senza trama e senza finale”, dall’andamento quasi checoviano.
Renato Palazzi, Il sole 24ore 4 dicembre 2016

Mai come adesso il racconto privato si fa collettivo. Nella mediazione tutta teatrale del testo detto, della dinamica scenica (una coreografia dell’immobilità, con i quattro che assumono continuamente posizioni statiche nello spazio) Il Cielo non è un fondale si muta in uno specchio implacabile del nostro essere continuamente fuori posto, a disagio con noi stessi e con gli altri.
Il nocciolo di questo bel lavoro, astratto e concretissimo, è proprio nello svelare quella che Malraux avrebbe detto “la condizione umana”: vorremmo essere solidali ma non possiamo, e ci smarriamo.
Poi sono i quattro attori a far tutto, a caricarsi sulle spalle il racconto e la spiegazione, l’immedesimazione o la distanza critica e dialettica necessarie.
Andrea Porcheddu Gli Stati Generali 5 dicembre 2016
http://www.glistatigenerali.com/teatro/deflorian-e-tagliarini-il-mondo-sotto-questo-cielo/

Durante lo spettacolo, gli attori chiedono al pubblico di chiudere gli occhi per alcuni secondi: un escamotage non pensato di certo per coprire i cambi di posizione sul palco (molto veloci, vista l’essenzialità scenica) ma che piuttosto coinvolge le palpebre dello spettatore nello stesso meccanismo drammaturgico approntato da Deflorian/Tagliarini, che apre e chiude gli occhi su singole visioni.
Viene in mente Pasolini e quello che poteva intendere quando parlava di Teatro di Parola, immaginando un rito culturale, un dialogo condiviso. Deflorian e Tagliarini ne danno, forse inconsapevolmente, una delle migliori attualizzazioni. Perché “Il cielo non è un fondale” è un vero e proprio studio, e una lucida auto-analisi, dei percorsi mentali dell’urbanità contemporanea.
Michele Ortore Krapp’s Last Post 5 dicembre 2016
http://www.klpteatro.it/cielo-non-un-fondale-teatro-parola-defloriantagliarini

Una messinscena estremamente semplice, una recitazione minimale e naturale, un testo equilibrato e profondamente ironico, … sono alcuni degli ingredienti che rendono questo lavoro firmato Tagliarini/Deflorian soave ed incantevole.
Ludovica Avetrani NucleoArt-zine 7 dicembre 2016
http://nucleoartzine.com/ref-16-tagliarinideflorian-cielo-non-un-fondale/

…c’est par le langage seul et le déplacement des corps dans l’espace que le décor surgit, puis s’évapore, puis se déplace, ailleurs sur le plateau, nous faisant voir, sans le moindre accessoire, un jardin, un mur, un grand Magasin, et la masse des gens au sol dans les rues de la ville.
Anne Diatkine, Liberation.fr 8 décembre 2016
http://next.liberation.fr/theatre/2016/12/08/empathie-a-ciel-ouvert_1533925

Il cielo non è un fondale. Intervista a Daria Deflorian e Antonio Tagliarini
Chiara Pirri, Artribune 8 dicembre 2016
http://www.artribune.com/2016/12/teatro-intervista-daria-deflorian-antonio-tagliarini/

Étrange, le spectacle l’est de prime abord assurément. Mais, au cœur de cette immense boîte noire qu’offre le plateau vide des Ateliers Berthier – nonobstant un micro et un mur amovible -, il devient progressivement fascinant. Imperceptiblement, les quatre comédiens embarquent, avec toute leur sensibilité, à la rencontre d’un environnement que, toujours pressés et égo-centrés, nous avions négligé et oublié de contempler. Dès lors, c’est un autre regard qui est posé sur le monde et, par effet miroir, sur nous-mêmes.
Loin d’être sophistiquée, cette proposition théâtrale, qui réinjecte du poétique dans un environnement devenu neutre, voire hostile, frappe par sa simplicité et son humilité.
Vincent Bouquet Du Theatre Par Gros Temps 9 décembre 2016
https://dutheatrepargrostemps.wordpress.com/2016/12/09/il-cielo-non-e-un-fondale-deflorian-et-tagliarini-interrogent-lalterite/

Le duo italien Daria Deflorian et Antonio Tagliarini, découvert par le public parisien en 2015 au Festival d’automne, joue en retrait avec les codes dramaturgiques et tend ostensiblement à une épure à la fois bienvenue et austère. Non pas dans le sens négatif d’une économie de moyens ou de couleurs, mais plutôt comme l’impression d’essentiel que l’on peut ressentir dans une abbatiale cistercienne. Un (faux) vide où rien ne manque et où l’esprit et le cœur peuvent, à leur rythme, prendre part au rituel.
Marie Sorbier, I/O La Gazette des Festivals, 14 decembre 2016
http://www.iogazette.fr/critiques/focus/2016/humilite-des-toiles/

I loro spettacoli riattivano la percezione del mondo, rendono meno ciechi, come se indossassimo occhiali che ogni volta ci sorprendono, magari, semplicemente, chiedendo, come in questo caso, di serrare lo sguardo per qualche istante e riaprirlo su una scena poverissima ma efficace, completamente mutata per posizione dei corpi.
Sergio Buttiglieri, Lo sguardo di Arlecchino 21 dicembre 2016
http://www.losguardodiarlecchino.it/i-mondi-impossibili-di-daria-e-antonio/

…è un’esperienza personale, più che un spettacolo; un vetro su cui è caduta una vernice cangiante, dove specchiarsi è a tratti possibile e impossibile.
Tessa Granato, Persinsala.it, 15 febbraio 2017
http://teatro.persinsala.it/il-cielo-non-e-un-fondale/35586

Nel ‘qui e ora’ teatrale di Deflorian-Tagliarini va in scena, sempre, il processo mentale fatto di concatenazioni di idee, di ricordi personali, pagine lette, emozioni, riflessioni e immagini, che costruisce continuamente le nostre identità…
Roberta Sanna, La Nuova Sardegna, 4 marzo 2017

Da corpi che intrecciano le proprie traiettorie viene quindi un intreccio di voci che diventa un’opera unica, un unico flusso verbale, memoriale, argomentativo.
Alessandro Toppi, Il pickwick.it, 16 febbraio 2017
http://www.ilpickwick.it/index.php/teatro/item/3034-di-quel-cielo-di-questo-fondale

Uno spettacolo di primissimi piani e di campi lunghissimi, di ritrosia, di abbandoni di doni di niente e di quel tutto che riesce a darti, non sai se per arte per magia o per tempesta, il grandissimo teatro.
Massimo Marino, Left, 4 marzo 2017

…a dimostrazione del fatto che il teatro ancora riserva larghi spazi a una creatività che sappia rifuggire dagli stereotipi, lo spettacolo evidenzia una freschezza e una forza comunicativa tutt’altro che consueti, oggi come oggi.
Andrea Marcheselli, La gazzetta di Modena, 5 novembre 2017

Deflorian/Tagliarini: la politica del cielo
Massimo Marino Corriere della Sera/Corriere di Bologna, 26 novembre 2017

ciò che salta all’occhio con Il cielo non è un fondale è una meravigliosa armonia nella composizione, l’equivalenza intensiva delle parti. In egual misura necessarie, in egual misura collettive.
Maria D’Ugo, www.enricopastore.it, 29 novembre 2017
http://www.enricopastore.com/2017/11/24/deflorian-tagliarini/

Il cielo non è un fondale: il testo di Deflorian e Tagliarini è come una partitura verbale che porta il pubblico alla conclusione che un artista non solo crea come vive, ma vive come crea
Mattia L. Palma, www.cultweek.com 4 maggio 2018
http://www.cultweek.com/il-cielo-non-e-un-fondale/

“Il cielo non è un fondale” è uno spettacolo a patchwork fatto di frammenti recitativi di vite altrui che inevitabilmente confinano o toccano la nostra.
Raffaella Roversi, www.saltinaria.it, 5 maggio 2017
http://www.saltinaria.it/recensioni/spettacoli-teatrali/il-cielo-non-e-un-fondale-piccolo-teatro-studio-melato-milano-recensione-spettacolo.html

Foto ©GiorgioTermini